Atmosfere d’autunno lungo l’antica via dei remi

Ho visto foto meravigliose di laghi e boschi fotografati in autunno. Una tavolozza di colori che va dal giallo intenso al rosso vivo per poi divenire marrone caldo. L’autunno è la stagione dell’oro. Vorrei solo poter avere un po’ più di tempo per poter ammirare nelle sue sfaccettature i paesaggi che ogni giorno si mostrano con orgoglio, lasciandoci un’aria sognatrice. Gli alberi diventan d’oro vestiti e le foglie sono un tripudio di sfumature calde, tanto da esser raccolte e infilate tra le pagine di un libro o di un diario a noi caro. E’ tempo per una escursione sulle tracce del conte lungo l’antica via dei remi, tra selve di faggi di smisurata grandezza, che un tempo venivano usati per la fabbricazione dei remi perché senza nodi.

Questo angolo di Appennino Modenese può offrire paesaggi autunnali di rara bellezza. Foreste di faggi, con gruppi di abeti sempre verdi si alternano a foreste di castagni, che lasciano intravedere sui loro rami i ricci del frutto zuccherino, pronto per essere colto. In particolar modo quel lembo di terra, che segna il confine tra la provincia di Modena e la provincia di Lucca mostra in autunno scenari indimenticabili per le sue montagne ricoperte dalla fitta vegetazione variopinta.

Il Lago Santo, uno dei laghi più grandi dell’Appennino Tosco-Emiliano si trova qui. E’ una meta di cui ho un bellissimo ricordo in una gita d’estate insieme a Vicky, il mio cane. Era da tempo che non andavo e soprattutto non lo avevo mai visto in autunno. Mi chiedevo come mi sarebbe apparso questo grande bacino d’acqua avvolto dall’atmosfera di novembre. Al mio arrivo, il Lago si presentava completamente avvolto dalla nebbia e l’umidità del terreno bagnato del bosco che lo circondava, rendeva l’aria ancora più profumata. Siamo sull’antica Via dei Remi, la Valle delle Tagliole. Una vallata che evoca diverse leggende.

Il profumo della natura. Non c’è nulla di più buono e di più semplice, ma a volte ce lo scordiamo nella frenesia della vita quotidiana.

Un’atmosfera di altri tempi. Ho un’immagine che mi è rimasta particolarmente impressa ed è quella della vista del fumo uscire dal camino del rifugio e tutt’intorno silenzio. Una quiete surreale e un profumo di legna arsa da far perdere ogni connotazione temporale. Perché quell’immagine poteva appartenere anche ad epoche passate. La semplicità di quel luogo è disarmante, così come il paesaggio che lo circonda. Non è un caso che si chiami Lago Santo e lo dico non per le leggende, di cui questo luogo è ricco, bensì per le sensazioni che questa valle è capace di trasmetterti, nonostante sia completamente avvolta dalla nebbia e a stento riesci a vedere cosa ci sia davanti a te o dove il lago finisce.

In ogni stagione dell’anno il Lago Santo è una meta da non perdere. Viaggiatori dall’Emilia e dalla vicina Toscana s’incontrano e si scambiano consigli sulla pesca di acqua dolce o semplicemente si bevono una buona tazza di caffè all’interno di uno dei rifugi presenti. Se volete assaggiare le prelibatezze della nostra terra di confine, ci sono i ristoranti dei rifugi ad accogliervi. Io preferisco il pranzo al sacco, mi ricorda l’infanzia. Era un momento di gioia, quando arrivava l’ora di pranzo, guardare nello zainetto quello che la mamma o la nonna aveva preparato. Sapori indimenticabili che sembrano riaffiorare anche oggi nonostante il passare del tempo.

Un piccolo consiglio, se avete anche un amico a quattro zampe, sarà una bellissima gita, perché il Lago Santo è circondato da sentieri alcuni portano al Monte Giovo (il monte che si affaccia sul lago) e al Lago Baccio (un piccolo lago che s’incontra durante il cammino verso il Giovo, dove poter sostare), mentre altri sentieri vi invitano ad addentrarvi nella foreste di faggi.

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