Un Tributo alla Lirica e ai suoi Grandi Interpreti

La bambina sotto il pianoforte” è un’opera biografica che racconta con stile sublime e mai scontato, quel mondo del 900 che racchiude la vita fanciullesca fino agli esordi di Mirella Freni, Leone Magiera e Luciano Pavarotti. Siamo di fronte ad un romanzo che pagina dopo pagina ci porta alla scoperta dei tre ritratti degli artisti che appaiono carichi di vita e di umanità e vengono proposti attraverso lo sguardo da bambina limpido e sincero di Micaela Magiera, figlia di Mirella Freni e Leone Magiera. 

E’ stata un’intervista dalla forte carica emotiva. L’opera di Micaela rappresenta quel piccolo mondo di provincia a cui sono così legata, proprio perché anche il mio caro padre ne ha fatto parte sin da fanciullo. Vicende, aneddoti che hanno accompagnato anche la mia infanzia e adolescenza e che ho ritrovato nelle parole di Micaela Magiera.

Ho deciso di riproporvi alcuni passi dell’intervista che è stata pubblicata all’interno del blog Italia Patria della Bellezza.

Copertina del libro “La bambina sotto il pianoforte”

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? 

La volontà di lasciare un ricordo di questi grandi personaggi. La motivazione immediata è arrivata quando ho visto mia mamma, in seguito ad un breve intervento, in un letto d’ospedale: lei che era sempre stata una combattente. In quel momento l’idea di scrivere, che già da tempo avevo in mente, si è fatta ancora più forte. Mentre la motivazione più ragionata è stata quella di voler testimoniare il messaggio, soprattutto umano, che i miei protagonisti hanno lasciato. Credo infatti che la vita dei miei genitori e di Luciano Pavarotti possa essere un esempio per i giovani: il loro successo non è stato immediato, ma frutto di una lunga conquista e di grandi sacrifici.

Luciano Pavarotti con la piccola Micaela Magiera dopo La Bohème diretta da Leone Magiera

Ti ricordi il giorno in cui tutto ha avuto inizio, quando hai iniziato a scrivere le prime parole?

Sì mi ricordo, è stato un momento molto preciso e netto. Avevo già messo in ordine cronologico tutte le lettere che i miei si erano scambiati dal 1950 (quando avevano 15 e 16 anni) fino al 1970. Sapevo che me ne sarei servita prima o poi, tuttavia non avevo mai tempo e forse non era ancora arrivato il momento giusto. A volte la vita è strana…ho iniziato a scrivere quando mi sono rotta un piede, evento che mi ha costretto a rimanere ferma sul divano e che mi ha dato il modo di trovare il tempo per dedicarmi completamente alla scrittura del libro.

Mirella Freni e Luciano Pavarotti cantano “La figlia del Reggimento” al Teatro alla Scala

Leggendo il libro è evidente che non si tratta di una biografia, ma siamo di fronte ad un romanzo calato in un periodo storico italiano molto importante, la guerra, la sua fine, gli anni 60 e 70.

Ho voluto ricordare la realtà e le atmosfere di quegli anni: la devastazione della guerra, la ricostruzione, il boom economico. Solo inserendo le vite dei miei protagonisti nel contesto storico e familiare che hanno vissuto, si possono comprendere meglio i loro caratteri,le loro scelte e reazioni, immergendosi nella loro vita fiabesca, che ho avuto la fortuna di poter raccontare.

Mirella Freni negli anni 60s al Teatro alla Scala per La Bohème

Superato questo momento di incertezza e dubbio, sei giunta al traguardo con grande convinzione realizzando un’opera letteraria di spessore culturale e soprattutto umano. A chi l’hai voluta dedicare?

Alle generazioni future, ai giovani, perché spero possano attingerne qualche esempio; perché comprendano che si può ottenere veramente poco nella vita senza impegno, ma val sempre la pena di perseguire i propri sogni con passione e tenacia. Vedi, io ho scelto di raccontare gli anni del “non successo”, anni difficili, di cadute e delusioni, che però ti forgiano e ti preparano ad affrontare il futuro. Ho voluto poi porre nella giusta luce il ruolo di mio padre e di Adua, personaggi che sono rimasti un po’ più nell’ombra, ma di fatto sono stati una presenza fondamentale. 

Ho poi cercato di dare una spiegazione a quella strana coincidenza, per cui nella stessa piccola città e addirittura nella stessa stanza di studio (quella sala del piano di rua muro 68) sono nati due fra i più grandi cantanti lirici dell’ultimo secolo: senza quel grande vincolo d’amicizia che li legava e che ha permesso uno scambio continuo di idee ed  esperienze, non credo che le loro carriere avrebbero avuto lo stesso percorso. Al di là dell’ indiscusso valore professionale dei miei protagonisti, spero di essere riuscita a trasmettere l’eredità soprattutto dei fondamentali valori umani di cui sono portatori.

Il debutto a Modena di Leone Magiera con La Bohème

Il libro può essere acquistato su Amazon e anche presso l’editore Edizioni Artestampa.

L’intervista è stata pubblicata anche dal giornale americano Italian Tribune.

Se volete leggere l’intervista completa la potete trovare all’interno del blog di Patria della Bellezza.

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